È quasi sera quando passo davanti al campo da pallacanestro, indugio, rallento, un ragazzo si sta allenando. Fermo il motorino, dopo qualche attimo lo spengo, carico il cavalletto e mi avvicino. Tralascio la camicia, gli stivaletti scamosciati e prendo coraggio. Posso fare due tiri anch’io? (buffo, detto così sembra che voglia dividere una canna).
La buona educazione di Edoardo è sufficiente per accettare la mia candidatura. Mi passa la palla, bum, canestro! Al primo colpo. E mi guadagno un briciolo di stima: ma lei ha giocato? E per quanti anni e dove?
Poi non farò ancora tanti canestri ma anche sui campetti è la prima impressione quella che conta.
Edoardo ha continuato a darmi un ossequioso “lei” o forse si rivolgeva alla mia bianca barba e, tra un tiro e l’altro, mi ha raccontato della sua prossima maturità, che l’anno prossimo andrà a Milano a studiare al Politecnico e mi ha regalato un gran bel finale di giornata. Salgo sul motorino e prendo la via di casa, non prima di aver chiesto, vergognandomi un poco, la foto ricordo. Sento il buon umore che mi accompagna e canzoni giovanili mi frullano per la testa, a vedermi dietro la mascherina si scoprirebbe un sorriso. Allora mi merito pure un premio: cannoli siciliani e buona sera!